Aborto farmacologico e Covid-19. Il racconto come ci si sta organizzando Francia, di Rosanna Sestito, ostetrica.

Dal 2016 le ostetriche possono prescrivere anche l’aborto farmacologico. C’è stato e c’è molta offerta formativa per le ostetriche che vogliono occuparsi di aborto e contraccezione e ginecologia. 

In tempi normali sono previste 3 fasi: raccolta del consenso e rilascio della ricetta e dopo è prevista una visita di controllo e si discute di contraccezione. Se c’è bisogno di ecografia molte ostetriche le fanno altrimenti se non c’è l’ecografo le si manda da qualche ecografista.

Cosa succede in tempo di Covid-19?

Gli e le operatrici abbiamo ricevuto dal ministero l’autorizzazione per la telemedicina dopo un giorno dalla chiusura totale con siti dove possiamo scaricare tutte le informazioni e i documenti di cui abbiamo bisogno. (Qui e qui)

I centri di pianificazione familiare mantengono una consulenza telefonica, whatsapp e facebook dal lunedì alla domenica. 

E’ stato presentato già un emendamento per una proroga eccezionale del termine per l’accesso all’aborto (l’obiettivo è quello di estendere questo termine di due settimane almeno fino al 31 luglio 2020). Secondo questo emendamento la possibilità di accedere all’aborto farmacologico sarebbe di 11 settimane. L’emendamento è stato respinto, ma tante associzioni si stanno muovendo come la lega per i diritti umani, associazioni di professionisti/e e ricecatori/ricercatrici e il planning familal.

C’è a disposizione, nei centri di pianificazione, un numero verde dal lunedì al sabato per contraccezione e IVG, sessualità e violenze sulle donne. 

Ecco una parte del manifesto che è stato pubblicato in Francia in questi giorni:   

“ […] Noi, professionisti dell’aborto, fin dall’inizio dell’epidemia abbiamo riorganizzato la cura delle donne per poter rispondere a tutte le richieste nel più breve tempo possibile e con il minimo di spostamenti. Così, abbiamo tenuto aperte le consultazioni e abbiamo favorito l’aborto domiciliare ogni volta che è stato possibile. Abbiamo anche aumentato la capacità di abortire in anestesia locale, poiché le sale operatorie di tutti gli stabilimenti sono state trasformate in sale di rianimazione, e abbiamo organizzato partnership con strutture private per la gestione degli aborti in anestesia generale.

Nonostante questa organizzazione ultrarapida e nonostante il nostro investimento collettivo, oggi ci troviamo di fronte a 3 problemi di cui le donne sono le prime vittime:

1/ La prima è legata a problemi di risorse umane con gli assistenti che sono anche malati, il che mette sotto pressione le squadre. Per limitare la richiesta delle équipe ospedaliere, vorremmo che gli aborti fossero autorizzati a domicilio con mezzi medici fino a 9 settimane di amenorrea, cioè 7 settimane di gravidanza. Questa opzione è convalidata dall’OMS e non presenta alcun pericolo particolare.

2/ La seconda è la limitazione dei movimenti delle donne durante l’aborto. Al fine di rispettarlo il più possibile, chiediamo che i minori siano esonerati dal ritardo di 48 ore [YUN1] attualmente imposto loro prima dell’aborto e che possano abortire dopo la prima consultazione.

3/ Infine, il confinamento aggrava le situazioni di violenza e rende ancora più difficile la consultazione delle donne che vivono in un ambiente pericoloso. Ciò comporta ritardi nella diagnosi e richieste fuori tempo. Queste situazioni danno generalmente luogo a trattamenti all’estero (soprattutto in Olanda) a condizione che i pazienti possano permetterseli (il costo di questo aborto è di circa 1.200 euro, il che esclude immediatamente i pazienti meno fortunati), ma questa soluzione non è più possibile a causa della chiusura delle frontiere. È anche possibile organizzare un’interruzione di gravidanza medica se la richiesta è convalidata, una soluzione che consuma risorse ospedaliere già insufficienti in questo momento.

Queste difficoltà costringeranno molte donne a rimanere incinte contro la loro volontà, mettendo in pericolo la loro autonomia e il futuro dei bambini nati in queste condizioni. Speriamo di poter realizzare, in via eccezionale durante il periodo di reclusione, aspirazioni fino a 16 settimane di amenorrea, cioè 14 settimane di gravidanza.

Il governo ha dimostrato di poter intervenire rapidamente nel periodo di epidemia che stiamo vivendo. La legge deve allineare le pratiche mediche alle esigenze sociali. Siamo pronti a farlo, e siamo anche disposti a mettere fuori legge queste tre misure”.

Questo testo è sostenuto da Laurence Rossignol , Senatrice.

Sitografia

http://www.cngof.fr/coronavirus-go-cngof

https://solidarites-sante.gouv.fr/soins-et-maladies/maladies/maladies-infectieuses/coronavirus/professionnels-de-sante/article/covid-19-et-telesante-qui-peut-pratiquer-a-distance-et-comment

https://www.ameli.fr/sage-femme/actualites/covid-19-mesures-derogatoires-de-prise-en-charge-en-ville

https://www.ameli.fr/sage-femme/actualites/mesures-exceptionnelles-liees-au-covid-19-une-faq-pour-les-professionnels-de-sante