L’iniziativa di Pro-choice rete italiana contraccezione aborto contro l’inerzia del servizio sanitario pubblico e privato
Il “certificato” IVG è un documento richiesto per legge
Si tratta di un documento che attesta lo stato di gravidanza della donna, la sua richiesta di abortire e l’avvenuto colloquio con il personale medico. Dove necessario, può contenere l’indicazione che la procedura deve essere eseguita con urgenza, senza l’attesa di 7 giorni prevista dalla legge. Può essere redatto da qualsiasi medico/medica ed è necessario per poter interrompere la gravidanza.
Si può ottenere online?
Lo prevede la legge 194/78, art. 4 e 5 e da oggi è possibile ottenerlo in telemedicina tramite un consulto via web, come previsto dall’accordo nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” (1). Lo propone un gruppo di medici che aderisce a Pro-choice RICA, rete che agisce per rimuovere gli ostacoli alla salute sessuale e riproduttiva, in particolare su contraccezione e aborto.
Perché è un’iniziativa politica?
Come risulta dalle testimonianze raccolte dalla Rete, ottenere una certificazione per IVG (interruzione volontaria di gravidanza) può diventare una corsa a ostacoli. Sono molte le cause delle difficoltà che le donne incontrano: il depauperamento della rete consultoriale pubblica, la scarsità di informazioni chiare che indichino procedure uniformi sul territorio nazionale, l’assenza di siti istituzionali di orientamento ai servizi, il rifiuto da parte di ginecologi e medici di base di redigere questo documento invocando l’obiezione di coscienza (sebbene la legge consenta di rifiutarsi di praticare l’intervento, non esonera da tutto ciò che precede e che segue l’intervento stesso).
Pro-choice RICA sostiene l’iniziativa delle ginecologhe che si sono rese disponibili a fare gratuitamente il loro lavoro come atto politico. Il tutto nella legalità. “Non vogliamo tappare i buchi di quel che pubblico e privati non fanno, ma denunciare queste carenze. Il Ministero della salute e soprattutto le Regioni devono dare indicazioni alle agenzie socio-sanitarie territoriali di adottare la telemedicina anche per questo tipo di servizio, come già avviene per altre prestazioni. I consultori, gli ambulatori pubblici e privati e tutti i liberi professionisti potrebbero attrezzarsi per farlo” – dichiarano le promotrici.
Come funziona il “certificato” telemedico?
Bisogna avere una connessione internet e un dispositivo con audio e videocamera (cellulare, computer, tablet). Si contatta quindi la associazione Vita di donna o via telefono al n. 366.3540689 o via mail all’indirizzo info@vitadidonna.it. Si riceverà poi via mail il link per collegarsi con il medico in videochiamata (non è necessario scaricare alcuna applicazione). Durante la videochiamata, la donna invierà la scansione del proprio documento di identità e del test di gravidanza (test positivo del sangue o delle urine ed eventuale ecografia, se eseguita). Si svolgerà poi un regolare colloquio tra la donna ed il medico in cui verranno poste varie domande sulla situazione clinica, sociale, economica e psichica della donna, come previsto dalla legge 194/78. Dopo il colloquio, il documento (comunemente detto “certificato”), che contiene la firma elettronica del medico certificatore, verrà mandato via email.
Quanto costa? E i miei dati personali?
La videochiamata resta registrata sulla piattaforma su cui si svolge il colloquio, una piattaforma che offre diversi servizi di telemedicina garantendo la tutela dei dati personali. I costi della piattaforma sono a carico dei medici e delle mediche volontarie. Per le donne il servizio è gratuito ed è possibile lasciare un contributo volontario.
Verrà accettato in ospedale?
In caso che l’ospedale a cui la donna si rivolge per fare l’IVG non accetti il “certificato” redatto in telemedicina, la rete Pro-choice è pronta ad offrire aiuto legale gratuito per fare ricorso alla struttura.
Cerchiamo medic* volontar*
La Rete cerca mediche e medici disposti ad integrare il numero delle volontarie già attive.
Informazioni: prochoice.rica@gmail.com oppure info@vitadidonna.it
Ma si può fare online e vero
In un consultorio le donne devono fare un colloquio con le assistenti sociali che presentano il caso al ginecologo, il quale entro 48 ore dal colloquio sociale, riceverà la donna e rilascera il certificato.
Chiedo questa procedura è corretta? Mi riferisco a donne maggiorenni.
No che non lo è. Dove succede?