Polonia, diritto alla salute delle donne e sospensione dello stato di diritto. Oggi interverremo alla seduta del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, istituito presso la Commissione Esteri, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impegno dell’Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni.
La seduta si svolgerà nell’Aula della Commissione Cultura alle ore 16 e sarà visibile in videoconferenza.
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Le manifestazioni in Polonia non si sono mai fermate da quando, a fine ottobre 2020, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato di voler limitare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, vietandola anche in caso di malformazioni fetali gravi o di rischio per la salute della donna, decisione formalizzata il 27 gennaio scorso. Già prima erano più di 150mila all’anno le donne costrette ad andare all’estero per interrompere la gravidanza. L’indipendenza del Tribunale costituzionale polacco è stata da tempo compromessa, con l’infiltrazione di elementi di estrema destra e ultracattolici, che hanno l’obiettivo di fondare un regime basato sulla negazione dei diritti di autodeterminazione.
Le attiviste e gli attivisti che difendono la libertà di scelta delle donne e che le aiutano con una rete di supporto subiscono una repressione continua, testimoniata da organizzazioni per i diritti umani e da organi di stampa indipendenti.
L’attuale presidenza del Consiglio dei ministri europei, in carico al ministro degli Esteri portoghese, ha dichiarato di voler procedere contro Polonia e Ungheria per sospetta violazione del Trattato dell’Unione europea, in particolare l’articolo 7 che prescrive il rispetto dello stato di diritto. Mentre l’articolo 2 del Trattato garantisce tra l’altro libertà dalla tortura, da trattamenti crudeli e degradanti, il diritto alla privacy e alla non discriminazione.
Siamo al fianco delle donne polacche, come professioniste e attiviste che conoscono le difficoltà e i traumi che derivano dal mancato accesso alla contraccezione e all’aborto sicuro, come cittadine europee.
Chiediamo che l’Italia prenda posizione e che si schieri contro Polonia e Ungheria nel corso del prossimo Consiglio dei ministri degli Esteri europei che si svolgerà il prossimo 22 giugno.
Il questa occasione riferiremo anche delle oltre 30mila firme raccolte da La violenza sulle donne ci riguarda, che da parte maschile denuncia e contesta le conseguenze del dominio maschile sulle donne, radicato nella storia delle nostre società e ancora presente.
Ringraziamo l’on. Lia Quartapelle per averci convocato e IPPF European network per averci garantito un contatto costante con le nostre compagne polacche.
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