Passare la Giornata internazionale della donna protestando per i propri diritti
Intervista a Marta Lempart di Strajk Kobiet (Sciopero delle donne)
Come ci si sente ad essere una donna che difende i diritti umani in Polonia, in un momento come questo?
Come donne, penso che siamo nate e cresciute per sopportare molestie di diverso tipo. Quando sei una donna, se fai qualcosa di non conforme, sarai punita per questo. Ostracizzata. Non siamo impreparate a questo. Siamo preparate a questo sin dal giorno in cui siamo nate, ad essere molestate per il fatto che abbiamo opinioni, di ad alta voce o non essere d’accordo con ciò che sta accadendo. È solo una questione di scala e penso che sia molto più difficile per le persone che non sono sotto i riflettori quanto me, che soffrono e combattono senza essere riconosciute.
In realtà abbiamo un intero programma dedicato a sostenere lз attivistз che sono in burnout (esaurimento estremo). Siamo nella fase in cui la maggior parte di noi ha bisogno di aiuto, perché questo è difficile. Essere soggettз a campagne diffamatorie da parte dei media locali che prendono deliberatamente di mira leader e attivistз localз è molto difficile e mette molta pressione sulle persone. Ma continueremo a combattere, non vacilleremo.
Come ci si sente a marciare per i diritti fondamentali alla incolumità, alla sicurezza e protezione dalla tortura in Polonia nel 2021?
Il fatto che sia il 2021 non è la parte peggiore: penso a chi ha marciato 20 anni fa, senza movimenti di massa. All’epoca erano accessibili molti più diritti, ma penso che la loro frustrazione fosse persino peggiore della nostra ora. Ora, siamo così tantз. È un evento enorme. Siamo in quella fase di ogni movimento per i diritti umani quando diventa di massa e quando le persone normali non solo si uniscono a esso, ma aiutano a costruirlo.
Il fatto che sia il 2021, è solo così. Abbiamo parlato molto della lotta argentina. Nella loro battaglia per un aborto sicuro e legale, hanno dovuto lottare tanto, perfino fare qualche passo indietro quando hanno perso al Senato, ma hanno prevalso. Detto questo, è certamente ingiusto che abbiano dovuto fare tutte quelle lotte per un diritto che doveva essere garantito.
Come ti appare una società post-ultraconservatorismo?
Alcuni diritti umani sono stati dimenticati, dobbiamo ricostruirli e difenderli. La Polonia aveva la democrazia, mezzi di comunicazione liberi, libertà giudiziaria, libere elezioni. Ma tutto questo l’abbiamo perso. Siamo riuscitз a creare questa “democrazia” che non si preoccupa dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne, delle persone LGBT, delle minoranze, degli anziani, dei disabili, dei diritti delle persone a basso reddito.
Abbiamo costruito un paese che ha politiche economiche, ma non ha politiche sociali coerenti e strategicamente pianificate affinché tuttз possano essere protettз. Siamo determinatз a non commettere più quell’errore. Penso che lз giovani si assicureranno di questo e chiederanno una democrazia che valorizzi i diritti umani. Le cose stanno cambiando. Per la prima volta, il partito di opposizione ha annunciato di essere a favore della legalizzazione dell’aborto. Ora sono costrettз a riconoscere che è un elemento importante nella vita pubblica.
Lз polacchз non staranno mai più zittз.
Cosa sta succedendo in questo momento riguardo alla protezione delle donne dalla violenza in Polonia?
Il nostro governo sta copiando i russi. Il ministro polacco per le Politiche Sociali, il Lavoro e la Famiglia ha redatto un disegno di legge governativo ufficiale, che segue l’esempio russo, dicendo che il primo atto di violenza domestica non è violenza domestica, la violenza domestica deve avvenire più di una volta per essere definita tale. Questo disegno di legge smantellerebbe anche il nostro sistema di “carta blu” che garantisce l’obbligo di qualsiasi istituzione (polizia, assistenti sociali, insegnanti, ONG, ecc.) di segnalare i casi di violenza domestica. Il disegno di legge eliminerebbe anche l’obbligo dello Stato di fornire una linea di assistenza per le sopravvissute alla violenza domestica.
L’unico ostacolo all’adozione di questo disegno di legge è la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione della violenza contro le donne. Quindi il governo ora sta spingendo per ritirarsi dalla Convenzione, l’unico e più potente strumento internazionale inteso a combattere la violenza contro le donne. Stanno combattendo la Convenzione su due fronti: il primo è il disegno di legge civico che chiede il ritiro della Polonia dalla Convenzione – questo è attualmente in discussione in Parlamento, poi c’è la revisione della Convenzione condotta dalla Corte costituzionale nominata illegalmente. Suona familiare ciò che ci ha portato al divieto di aborto virtuale, non è vero?
Non si tratta solo di una questione di diritti umani, ma di una questione di Stato di diritto e indipendenza giudiziaria. Se le istituzioni dell’UE non smetteranno di fingere che sia così e non sanzioneranno la Polonia, vivremo in uno stato che non perseguirà casi di violenza domestica.
Come ti poni davanti ai tentativi di negare la libertà delle donne all’interno del più ampio assalto alla democrazia e alle libertà civili in Europa?
Un arretramento sui diritti umani in Polonia sarebbe stato impossibile se avessimo avuto indipendenza giudiziaria e uno Stato di diritto. Ma non li abbiamo. Adesso è stato abbattuto. È una specie di circolo vizioso per me, anche perché, quando tutto è iniziato nel 2015, la prima protesta a cui ho partecipato non è stata una protesta contro il divieto di aborto, ma l’indipendenza giudiziaria – per l’indipendenza della Corte Costituzionale. E cinque anni dopo, siamo tornati allo stesso punto.
Ci sono voluti 5 anni per rispondere effettivamente alla domanda: perché è importante? Ora sappiamo perché queste forze illiberali si sono impadronite della Corte Costituzionale Polacca. Ne hanno bisogno per cambiare qualsiasi legge vogliano, per abbattere ogni diritto vogliano, per togliere ogni libertà vogliano e fingere che questa sia la sentenza della Corte. In passato, era troppo astratto – democrazia, indipendenza giudiziaria, Stato di diritto – queste erano solo parole per molte persone in Polonia. Ora le persone capiscono quanto sia importante. È davvero triste vedere che le istituzioni europee non lo capiscano, che i politici europei non lo capiscano, o cerchino semplicemente di non vedere il collegamento.
Quale sarebbe il tuo messaggio ai cittadini dell’UE che vogliono sostenere la lotta per la dignità e la libertà delle donne polacche?
Scrivete a un politico, scegliete un politico europeo, scegliete un politico nazionale e ditegli che i polacchi sono europei per i quali bisogna lottare. E che tutto ciò che sta accadendo ai diritti umani e ai diritti delle donne in Polonia sta accadendo a causa dell’erosione dello Stato di diritto e della distruzione dell’indipendenza giudiziaria. Dite ai vostri politici di sanzionare il governo polacco, di usare la condizionalità di bilancio. Non abbiamo bisogno della loro misericordia, non abbiamo bisogno che piangano le loro lacrime per la triste vita delle donne polacche e facciano dichiarazioni populiste, abbiamo bisogno che ci vedano come parte della comunità europea, come cittadini alla pari e che agiscano.
Vediamo tendenze di regresso simili in Italia, Croazia e Ungheria e in molti altri paesi. Ad un certo punto, inoltre, non immaginavamo – non potevamo immaginare – di poter perdere così tanti diritti. Ma è successo. Può succedere ovunque.
Cosa ti dà speranza in questi giorni?
Sono sicura che vinceremo. Lo vedo ne giovani, sono loro che decideranno realmente cosa accadrà, stanno facendo le proteste con musica e danze perché sanno che questa sarà solo una fase. Non ballerebbero per le strade se non credessero che fosse solo una fase. E quindi vinceremo.
Intervista a cura di IPPF: https://www.ippfen.org/news/spending-international-womens-day-protesting-your-rights